come il latte materno protegge il neonato

Autore: Dott. Jack Newman MD FRCPC

Titolo originale: "How Breast Milk Protects Newborns"

Alcune molecole e cellule contenute nel latte umano aiutano attivamente il bambino ad allontanare le infezioni.

I medici sanno da tanto tempo che i bambini allattati al seno contraggono meno infezioni di quelli nutriti artificialmente. Fino a tempi abbastanza recenti, la maggior parte dei medici presumeva che i bambini allattati al seno stavano meglio, semplicemente per il fatto che il latte fornito direttamente dalla mammella è assente di batteri. Il latte artificiale, invece, che spesso deve essere mescolato con acqua e versato nel biberon, può facilmente contaminarsi. Ma anche i bambini che ricevono latte artificiale sterilizzato soffrono maggiormente di meningiti, infezioni all'intestino, alle orecchie, alle vie respiratorie e al tratto urinario rispetto ai bambini allattati al seno.

Il motivo, si è scoperto, è da ricercarsi nel fatto che il latte materno aiuta attivamente in vari modi i neonati ad evitare di contrarre malattie. Questo aiuto ha particolari benefici durante i primi mesi di vita quando cioè il neonato, spesso, non è in grado di disporre di una valida risposta immunitaria contro gli organismi estranei. L'UNICEF e l'Organizzazione Mondiale della Sanità, anche se non è la regola nelle maggior parte delle culture industrializzate, consigliano di allattare al seno per "due anni ed oltre". La risposta immunitaria del bambino, infatti, non raggiunge la sua piena potenza fino all'età di cinque anni circa.

Tutti i bambini ricevono qualche copertura prima della nascita. Durante la gravidanza, la madre trasmette anticorpi al feto attraverso la placenta. Queste proteine circolano nel sangue del neonato per settimane o mesi dopo la nascita, neutralizzando i microbi oppure marcandoli per la distruzione da parte delle cellule immunologiche fagociti che 'mangiano' e distruggono batteri, virus e residui di cellule. Ma i bambini allattati al seno ricevono una protezione extra dagli anticorpi, da altre proteine e dalle cellule immunitarie che si trovano nel latte materno.

Una volta ingerite, queste molecole e cellule aiutano ad evitare che microrganismi penetrino nel tessuto organico. Alcune molecole si legano ai microbi dentro le cavità del tratto gastrointestinale (lumen). In questo modo impediscono ai microbi di attaccarsi alla mucosa (lo strato di cellule, anche conosciuto come epitelio, che copre il tratto digestivo ed altre cavità del corpo) per attraversarla. Altre molecole diminuiscono la disponibilità di certi minerali e vitamine nel tratto digestivo di cui i batteri pericolosi hanno bisogno per sopravvivere. Certe cellule immunitarie nel latte umano sono dei fagociti che attaccano i microbi direttamente. Altre producono delle sostanze chimiche che rafforzano la propria risposta immunitaria del neonato.

Gli anticorpi nel latte materno

Gli anticorpi, che vengono anche chiamati immunoglobuline, sono divisi in cinque gruppi di base, indicati come Ig G Ig A, Ig M, Ig D e Ig E. Tutti si trovano nel latte umano, ma il più abbondante in assoluto sono le Ig A ed, in particolare, la forma conosciuta come Ig A secretorie, che si trova in grande quantità in tutto l'intestino e nelle vie respiratorie degli adulti. Questi anticorpi sono composti da due molecole Ig A congiunte ed una componente cosiddetta secretoria che sembra protegga le molecole degli anticorpi dal venire digerite dagli acidi gastrici e dagli enzimi digestivi dello stomaco e dell'intestino. Neonati che sono allattati artificialmente hanno meno mezzi a disposizione per combattere gli agenti patogeni ingeriti finchè non cominciano a produrre da soli le Ig A secretorie, spesso settimane o addirittura mesi dopo la nascita.

Le molecole Ig A secretorie, trasmesse al neonato quando succhia al seno, hanno una utilità ancora maggiore rispetto alla loro abilità di imprigionare i microrganismi e tenerli lontani dal tessuto organico. In primo luogo perchè gli anticorpi che vengono trasmessi al neonato sono in grado di approntare un'ottima difesa contro gli agenti patogeni dell'ambiente stretto che circonda il bambino. La madre sintetizza anticorpi quando ingerisce, inala o viene in altro modo a contatto con agenti che provocano malattie. Ogni anticorpo che viene trasmesso al bambino mira in modo specifico a quel particolare agente patogeno; cioè si lega ad una singola proteina o ad un antigene che si trova sull'agente patogeno e non spreca tempo attaccando delle sostanze irrilevanti. Siccome la madre produce soltanto anticorpi contro gli agenti patogeni del suo ambiente, il neonato riceve la protezione di cui ha maggiormente bisogno, contro gli agenti infettivi che con più probabilità potrà incontrare durante le prime settimane di vita.

In secondo luogo, gli anticorpi che il bambino riceve ignorano i batteri utili che normalmente si trovano nell'intestino. Questa flora batterica serve a frenare la crescita di organismi pericolosi ed offre, pertanto, ulteriori misure di resistenza. I ricercatori non sanno ancora come fa il sistema immunitario della madre a saper produrre gli anticorpi soltanto contro gli agenti patogeni e non contro i batteri normali. Comunque funzioni, questo processo favorisce la moltiplicazione di "batteri utili" nell'intestino del neonato.

Le molecole Ig A secretorie, inoltre, proteggono ulteriormente il bambino da danni, perchè al contrario di altri anticorpi, riparano il neonato dal pericolo di ammalarsi, senza causare infiammazioni - un processo con il quale varie sostanze chimiche distruggono i microbi, ma possono anche danneggiare parti di tessuto sano. La membrana della mucosa nell'intestino infantile ancora in sviluppo è molto delicata ed un eccesso di queste sostanze chimiche può provocare dei danni considerevoli. E' interessante notare che le Ig A secretorie, probabilmente, sono anche in grado di proteggere la superficie di mucose diverse dall'intestino. In tanti paesi, in modo particolare nel Medio Oriente, nella parte occidentale del'Sudamerica e nel Nordafrica, le donne mettono un po' di latte materno negli occhi dei loro neonati per trattare localmente le infezioni. Non so se questo rimedio sia mai stato testato scientificamente, ma ci sono dei motivi teorici per credere che funzioni. Probabilmente funziona, almeno in alcuni casi, altrimenti questa pratica si sarebbe estinta.

Una ricchezza di molecole utili

Oltre alle Ig A secretorie nel latte umano si trovano tante altre molecole che evitano l'attaccarsi da parte dei microbi alla superficie delle mucose. Gli oligosaccaridi, catene semplici di zucchero, imitano i siti di collegamento attraverso i quali i batteri possono entrare dentro le cellule che coprono il tratto intestinale. Questi zuccheri perciò riescono ad intercettare i batteri, trasformandoli in complessi innocui che il bambino espelle con le feci. Il latte umano, inoltre, contiene delle grandi molecole chiamate mucine che includono una grande quantità di proteine e carboidrati. Anche loro sono capaci di attaccarsi ai batteri e ai virus ed eliminarli.

Le molecole nel latte hanno anche altre preziose funzioni. Ogni molecola di una proteina chiamata lattoferrina, per esempio, si può legare a due atomi di ferro. Siccome tanti batteri patogeni prosperano con il ferro, la lattoferrina ferma la loro crescita rendendo il ferro non disponibile a loro. Quest'attività è particolarmente efficace perchè blocca la proliferazione di organismi che spesso sono causa di serie malattie nei neonati, incluso lo Stafilococco aureus. La lattoferrina interrompe anche il processo con il quale i batteri digeriscono i carboidrati, limitando ulteriormente la loro crescita. Allo stesso modo, alcune proteine che legano la B12, privano, come il loro nome suggerisce, i microrganismi di vitamina B12. Il fattore bifidus, uno dei fattori del latte umano scoperto fra i primi, protegge dalle malattie promuovendo la crescita dell'organismo benefico, chiamato Lactobacillus bifidus. Gli acidi grassi liberi presenti nel latte possono danneggiare le membrane di virus protetti da un "involucro", come i virus del vaiolo, che sono pacchetti di materiale genetico rivestiti da corazze proteiche. Anche l'interferone, trovato in particolare abbondanza nel colostro - lo scarso, qualche volta giallognolo, latte che la madre produce nei primi giorni dopo il parto - ha forti attività antivirali. La fibronectina, inoltre, presente in grande quantità nel colostro, riesce a rendere alcuni fagociti più aggressivi in modo che questi riescano ad ingerire i microbi anche se non sono stati segnalati da nessun anticorpo. Come le Ig A secretorie, la fibronectina minimizza le infiammazioni; sembra anche che aiuti a riparare il tessuto dai danni causati dalle infiammazioni.

Difese da parte di cellule

Come le molecole difensive, anche le cellule immunitarie abbondano nel latte materno. Sono composti da globali bianchi oppure leucociti che combattono le infezioni da soli e attivano gli altri meccanismi di difesa. La più impressionante quantità è stata trovata nel colostro. La maggior parte delle cellule è costituita da neutrofili, un tipo di fagociti che normalmente circolano nel sangue. Lo studio del loro comportamento consente di ipotizzare che i neutrofili continuano ad agire nell'intestino del neonato come fagociti. Solo che sono meno aggressivi dei neutrofili del sangue e virtualmente scompaiono dal latte materno sei settimane dopo il parto. Pertanto si può pensare che hanno qualche altra funzione, come ad esempio la protezione della mammella dalle infezioni.

Le cellule bianche più abbondanti nel latte materno dopo quelle appena dette sono i macrofagi, che sono fagociti come i neutrofili e che svolgono una serie di altre funzioni protettive. Circa il 40% di tutti i leucociti nel colostro sono macrofagi. Questi sono molto più attivi dei neutrofili del latte ed esperimenti fatti recentemente suggeriscono che sono più mobili dei loro equivalenti nel sangue. A parte il fatto che sono dei fagociti, i macrofagi del latte materno producono lisozima, incrementando il loro numero nel tratto gastrointestinale del bambino. Il lisozima è un enzima che distrugge i batteri rompendo la parete delle cellule.

I macrofagi, inoltre, possono raccogliere nel tratto intestinale i linfociti per farli combattere contro gli invasori. Il rimanente 10% delle cellule bianche nel latte è costituito da linfociti. Circa il 20% delle cellule sono linfociti B che fanno aumentare il numero degli anticorpi, le rimanenti sono linfociti T, che uccidono le cellule infette direttamente oppure mandano dei messaggi chimici che mobilitano ancora altri componenti del sistema immunitario. I linfociti del latte sembrano comportarsi differentemente dai linfociti del sangue. Quelli del latte, per esempio, proliferano in presenza di Escherichia coli, un batterio che può causare malattie che minacciano la vita del neonato, ma reagiscono con molto meno prontezza dei linfociti del sangue verso gli agenti che presentano una minore minaccia per il neonato. I linfociti del latte fabbricano anche tante sostanze chimiche - incluso i gamma-interferone, i fattori che inibiscono la migrazione e fattori monociti chemotattici - che possono rafforzare la propria risposta immunitaria del bambino.

Ulteriori benefici

Tanti studi hanno dimostrato che alcuni fattori nel latte umano possono indurre il sistema immunitario del neonato a maturare più velocemente di quanto possa farlo con l'allattamento artificiale. Per esempio, i bambini allattati al seno producono un livello superiore di anticorpi in risposta ai vaccini. Certi ormoni nel latte materno (come il cortisole) e delle proteine più piccole (incluso il fattore di crescita dell'epidermide, il fattore di crescita dei nervi, i fattori di crescita di una sostanza simile all'insulina e la Somatomedina C) agiscono chiudendo la mucosa, la cui superficie nei neonati non è ancora ben chiusa, rendendola relativamente impermeabile agli agenti patogeni indesiderati ed altri pericolosi agenti. Studi fatti sugli animali, infatti, hanno dimostrato che lo sviluppo post-natale dell'intestino avviene più velocemente negli animali nutriti con il latte della loro madre. E animali che hanno anche ricevuto il colostro, che contiene la più grande concentrazione di fattori di crescita della epidermide, maturano ancora più rapidamente.

Altri componenti sconosciuti nel latte materno stimolano nel bambino la propria produzione di Ig A secretorie, lattoferrina e lisozima. Tutte queste tre molecole sono state trovate in quantità maggiore nelle urine di bambini allattati al seno che in quelli allattati artificialmente. Solo che i bambini allattati al seno non sono in grado di assorbire queste molecole del latte materno nel loro intestino. Sembra, quindi, che queste molecole vengano prodotte nella mucosa del tratto urinario del neonato. In altre parole, sembra che bambini allattati al seno inducono un'immunità locale nel tratto urinario.

Recenti studi clinici sostengono questa teoria perchè dimostrano che neonati allattati al seno hanno meno probabilità di contrarre infezioni nel tratto urinario. Infine, alcune osservazioni suggeriscono che un fattore sconosciuto nel latte umano potrebbe indurre i bambini allattati al seno a produrre loro stessi più fibronectina dei bambini allattati artificialmente.

Pertanto, il latte materno è veramente un liquido affascinante che fornisce al bambino molto più che solo nutrimento. Li protegge contro le infezioni finchè non sono in grado di proteggersi da soli.


Ulteriore lettura (in inglese)

MUCOSAL IMMUNITY: THE IMMUNOLOGY OF BREAST MILK. H. B. Slade and S. A. Schwartz in Journal of Allergy and Clinical Immunology, Vol. 80, No. 3, pages 348-356; September 1987.

IMMUNOLOGY OF MILK AND THE NEONATE. Edited by J. Mestecky et al. Plenum Press, 1991.

BREASTFEEDING AND HEALTH IN THE 1980'S: A GLOBAL EPIDEMIOLOGIC REVIEW. Allan S. Cunningham in Journal of Pediatrics, Vol. 118, No. 5, pages 659-666; May 1991.

THE IMMUNE SYSTEM OF HUMAN MILK: ANTIMICROBIAL, ANTIINFLAMMATORY AND IMMUNOMODULATING PROPERTIES. A. S. Goldman in Pediatric Infectious Disease Journal, Vol. 12, No. 8, pages 664-671; August 1993.

HOST-RESISTANCE FACTORS AND IMMUNOLOGIC SIGNIFICANCE OF HUMAN MILK. In Breastfeeding: A Guide for the Medical Profession, by Ruth A. Lawrence. Mosby Year Book, 1994.

Pubblicato sul mensile SCIENTIFIC AMERICAN - Dicembre 1995 Volume 273 Numero 6 Pagina 76

copyright © "SCIENTIFIC AMERICAN"

Traduzione a cura di Ulrike Schmidleithner - info ( at ) allattiamo.it -
La pagina originale in inglese si trova qui.




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