Quel famoso 5%: Quante donne sono incapaci di produrre abbastanza latte?


Autrice: Katherine Dettwyler PhD
Professore Associato per l'Antropologia e la Nutrizione
Texas A & M University

Titolo originale del testo: "That pesky 5%"




Quella percentuale del 5% di donne che sarebbero incapaci di produrre abbastanza latte, è comparsa sulla stampa nell'estate del 1994. Da dove viene questo dato? Non ho sottomano i riferimenti in questo momento, ma posso raccontarvi la storia, e poi potrete ricostruirli da voi stessi.

Il Wall Street Journal, il 22 o 23 luglio del 1994, ha pubblicato un articolo che citava come il 5% delle donne moderne non producevano latte per i loro bambini. Quando gli fu domandato, la rivista rispose che aveva ricevuto questo dato da Mary Ann Neifert, che conduce una clinica per l'allattamento materno a Denver. La Neifert ha a che fare con donne che hanno già dei problemi, ed ovviamente non le capita di vedere la maggioranza delle donne, che non hanno problemi di allattamento.

Ella ha affermato che il 5% delle donne che frequentano la sua clinica sembra non essere in grado di produrre latte a sufficienza. La Neifert ha asserito anche che questo riguarderebbe la popolazione femminile in generale, e per chiarimenti ha indirizzato ai libri di Dana Raphael (ha scritto molti libri sull'allattamento, inclusi "The tender gift" e "Only mothers know", e adesso non sono certa in quale dei suoi libri sia contenuta l'informazione). Comunque, se chiedete direttamente a Dana Raphael, lei citerà uno studio fatto in un ospedale in Nuova Zelanda, che ha rilevato incapacità di prodrre sufficiente latte nel 5% delle madri. Se andate a leggere questa ricerca, che è stata fatta negli anni '50, viene fuori che le madri oggetto dello studio allattavano i loro bambini UN MINUTO per seno ogni 4 ore il primo giorno di vita, 2 minuti per lato ogni 4 ore il secondo giorno, 3 minuti il terzo giorno e così via. La cosa sorprendente è che ALCUNE di queste donne riuscissero a produrre abbastanza latte, nonostante poppate così brevi e infrequenti... eppure il 95% di loro ci riusciva!

La letteratura scientifica ha concluso che più spesso un neonato succhia, maggiore è l'apporto di latte (assumendo che il bambino sia ben attaccato al seno), nonché maggiore è il contenuto di grassi del latte che assume. In Inghilterra Michael Woolridge ha pubblicato numerosi studi su questo argomento, e le sue ricerche mostrano che i bambini a cui si consente di poppare a richiesta regolano l'assunzione di latte, in termini di quantità e di contenuto in grassi, esattamente nella misura delle proprie necessità. L'allattamento ad orari e la limitazione della durata del pasto è un sistema collaudato per ridurre la produzione di latte. Per un'affascinante panoramica della storia d'amore-e-di-affari della classe medica con le tabelle quantitative di allattamento, andate a vedere l'articolo di A. V. Millard nel Journal Social Science and Medicine, 31(2):211-221. Il titolo dell'articolo è "The Place of the Clock in Pediatric Advice" (= Il ruolo dell'orologio nei consigli pediatrici), ed è stato pubblicato nel 1990.

A quante donne viene detto dai pediatri di allattare solo tot volte al giorno, e di limitare il tempo che il neonato succhia al seno! Il bambino non estrae abbastanza latte, così ne viene prodotto sempre meno (visto che l'allattamento è un sistema a domanda / offerta) e il bambino appare irrequieto e non cresce come dovrebbe. Alla mamma viene detto dal medico che "il bambino non riceve abbastanza latte" e ha bisogno di un'aggiunta. Le integrazioni interferiscono ulteriormente con l'allattamento, e presto il bambino è completamente svezzato. Chi ci perde è la salute del bambino, come pure la competenza e l'autostima materna. Chi vince? L'industria degli alimenti per lattanti e, indirettamente, i pediatri, che così hanno da curare più otiti, allergie, diarree eccetera, eccetera, eccetera.....

Katerine Dettwyler, Ph. D. Professore Associato di Antropologia Texas A&M University co-autrice di "Breastfeeding: Biocultural Perspectives" e specialista in crescita e alimentazione infantile e-mail dettwyler@tamu.edu (c) 1996 e 1997 Bonnie Belford traduzione di Antonella Sagone - solo per uso didattico

by Katherine A. Dettwyler, Texas A&M University; kadettwyler@HOTMAIL.COM

Traduzione a cura di Antonella Sagone




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